DIARIO REPUBBLICANO
NICCOLÒ RINALDI
15 settembre
In questa intervista affronto un altro tema di quelli “grandi grandi” che dovrebbero essere materia di dibattito: l’assetto istituzionale del paese. L’Italia si ritrova in una tempesta mondiale e a mio avviso non siamo attrezzati, non siamo organizzati istituzionalmente a conquistarci il nostro posto nel mondo. Tutto è troppo da noi – troppi comuni, troppe province, troppe regioni, perfino l’unico paese al mondo con due rami del parlamento con identici poteri. Così “piccoli” è molto più difficile governare e dare risposte in mondo così competitivo – dai servizi essenziali in piccolo comune alla strategia di sviluppo di una area metropolitane. Fosse per me, taglierei di metà i comuni, e così anche le province e aree metropolitane (non più di 50 in tutto, e con questa taglia tornerebbero ad avere un ruolo veri), creerei dieci macroregioni, e una sola camera pienamente legislativa, con un Senato di garanzia (si legga la mia proposta sull’Huffington Post che fu fatta propria sia dal Partito Radicale che dalla Fondazione Einaudi).
La destra ha una proposta molto semplicista a tutto questo: presidenzialismo. Occorre qualcosa di molto diverso, cominciando col coraggio di cambiare lo status quo e con l’ambizione di una visione d’insieme.