DIARIO REPUBBLICANO
NICCOLÒ RINALDI
6 settembre
La domanda di molti è: perché alleati del PD? C’è una ragione nobile e una anche di più. Oggi scrivo della prima, che appartiene alla storia, all’Europa, e, ancora più importante, ai programmi. La cultura repubblicana è la cosiddetta sinistra democratica italiana, quella presenza laica, europeista, a favore del mercato e dell’atlantismo ma anche di un ruolo dello Stato nel contrastare le ingiustizie sociali e nel programmare con il settore privato lo sviluppo di un paese che deve costantemente aggiornarsi tra le sfide globali. La Malfa parlava del Pri come delle “ragioni della sinistra” e ipotizzava la costituzione di un grande partito progressista non marxista, sul modello dei Democratici americani. Alcuni se lo sono scordati, ma nel 1995 dichiarò a proposito dell’unità democratica e riformista: “Non costituire un ennesimo piccolo partito, o un altro spinoso cespuglio, ma alimentare il processo di formazione di un grande e moderno partito di sinistra europea nel quadro bipolare ormai affermatosi anche in Italia”.
Capisco che nella confusione post-fine del proporzionalismo alcuni repubblicani hanno intrapreso un’alra strada, ma non è la strada maestra.
Non si tratta però solo di un’identità storica, ma anche di una convergenza programmatica. A volte non condivido certe scelte locali del PD e le ho contrastate, trovo uno stile che può essere arroccato e auto-referenziale, capisco che alcuni lo considerino un partito a suo modo “antipatico”. Ma la proposta globale di governo – e non è poco… – è comune.
Anche il PD ha fatto suo il rigore di bilancio, l’europeismo più convinto, l’ambientalismo, la difesa della cultura imprenditoriale, l’aiuto ai giovani, i nuovi diritti civili, la laicità. Non mi stupisce che un esponente che spero non a torto considero di area repubblicana come Carlo Cottarelli, si sia candidato nelle nostre liste, e che Giorgio la Malfa abbia espresso sostegno alla lista del PD. E piaccia o meno, senza il PD l’Italia chissà dove sarebbe, trattandosi, pur con tutti i limiti che potrò avere, del partito che ha assicurato maggiore responsabilità economica e internazionale. E anziché limitarsi a commentare, è compito anche nostro di migliorare la qualità dei programmi, del modo di fare politica, di rendere questa collocazione una casa anche nostra, una casa in cui si lotta per come colorarl