DIARIO REPUBBLICANO: SALVATAGGI
NICCOLÒ RINALDI
16 settembre
Nelle amate Marche si affoga, in pieno settembre. Sul Po’, dove in provincia di Parma ho partecipato alla “Discesa” di un fiume colpito da una siccità terribile. Gli encomiabili attivisti per tenere in vita il grande Po’ lo hanno percorso in canoa, bicicletta, da piedi, e anche a nuoto. In questo caso senza rischio di annegare: centro del Po’ si toccava.
Siamo dunque tutti in balia di un territorio fragilissimo, devastato dai cambi climatici. Ancora una volta abbiamo bisogno di Europa – altro che coalizioni “sovraniste” quasi mai interessate all’ambiente. Ma anche di una politica nazionale in buona parte da inventare al cospetto di situazioni inedite. A mio avviso le cose da fare sono quattro.
1. Ci vogliono risorse – ecco un settore sul quale non si può lesinare fondi. 2. Ci vuole organizzazione (monitoraggio situazione infrastrutture esistenti, sistemi di allerta, coordinamento rodato tra i vari settori coinvolti). 3. Tutta l’Europa, anzi il mondo intero, è colpita da questa emergenza e anziché ricominciare ogni volta da capo, si guardi cosa è stato fatto altrove ed eventualmente si “importino” buone pratiche (siamo in altra situazione, ma il Bangladesh, ad esempio, è un caso molto interessante: era travolto da inondazioni regolari ed è riuscito in larga parte a domarle con una serie di interventi su argini, misuratori, rifugi, educazione, trattamento dei territori). 4. Occorre uscire dalla gestione delle emergenze – con il lodevolissimo impegno della Protezione Civile, dei pompieri, deli Comuni, eccetera – e lavorare sodo sulla prevenzione e la mitigazione dei danni, e questo necessità nuove professionalità e un’attenzione specifica a livello governativo (prima o poi avremo bisogno di un ministero contro i cambiamenti climatici e le catastrofi naturali?). Prima si comincia, meglio è.
E poiché una campagna elettorale dovrebbe essere, come mi sforzo anche attraverso questo quotidiano “diario”, un’occasione di dibattito, si cominci da queste settimane di annunci programmi o pseudo-programmi, ascoltando anche la terra e l’acqua dell’Italia, la sua zolla, il suo fango.